I. CONTRIBUTI : Giuseppe Cappello

8 settembre 2023

 

Karl Löwith. La meraviglia della filosofia oltre la noia della postmodernità

Una lettura del libro di Karl Löwith Il cosmo e le sfide della storia,

a cura di Orlando Franceschelli, Donzelli Editore 2023, pp. LVI 160, € 19,00

Pure il lettore che non abbia una familiarità specialistica con la storia della filosofia ha, in qualche modo, avuto occasione di incontrare uno degli adagi più famosi del pensiero filosofico. Quello estratto dalla Critica della ragion pratica kantiana e inscritto a epitaffio fino sulla tomba del grande filosofo di Königsberg dove si legge: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me». In realtà tale suggestiva locuzione kantiana è estratta appunto da un passo più ampio della Critica della ragion pratica in cui si legge più diffusamente: «Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me».

È un passo che ci riporta alle origini della filosofia, scandite - come sottolineava già Aristotele - dalla meraviglia, e ci dice come tale meraviglia continui a discendere in maniera millenaria da due oggetti della riflessione dell'uomo: la physis e la psychè. Il mondo della natura e il mondo dell'anima. Ed eccoci allora di fronte a questo nuovo libro, curato da Orlando Franceschelli, che riunisce quattro importanti saggi di Karl Löwith sotto il titolo unitario de Il cosmo e le sfide della storia (Donzelli 2023). Eccoci, con la meraviglia kantiana di fronte al mondo della natura e a quello dell'anima, introdotti a questo nuovo libro dove proprio Löwith, in un confronto serrato con il suo antico maestro Martin Heidegger, traslittera concettualmente natura e anima nei termini di mondo  e mondo umano.

Sui rapporti di discepolato fra Lowith e Heidegger è proprio il primo a scrivere, in uno dei quattro lavori che costituiscono questo libro, perentoriamente: «anche se non rientro tra gli allievi che hanno continuato a pensare nella direzione da Lei intrapresa [...] ciononostante mi considero suo allievo [...] per la ragione che Lei è stato l'unico maestro che mi ha fatto provare quanta capacità di concentrazione e di penetrazione può esserci di fronte a una lezione di filosofia». È quanto Löwith scrive nel saggio La questione heideggeriana dell'essere: la natura dell'uomo e il mondo della natura composto in occasione delle celebrazioni dell'ottantesimo compleanno di Heidegger. Siamo dunque nel 1969 e Löwith ha ormai percorso tutto il suo itinerario oltre il maestro che appunto ci riporta alla dicotomia fra la natura dell'uomo e il mondo della natura, fra il mondo e il mondo umano. E l'interrogativo su cui porta la lettura dell'opera löwithiana è questa: pensare il mondo a partire dall'uomo o pensare l'uomo a partire dal mondo?

Heidegger certamente, puranche dopo la famosa kehre, la cosiddetta «svolta» elaborata nel lungo quindicennio che segue a Essere e tempo e risolta nella pubblicazione dell'opera Sull'essenza della verità (1943), continuò sempre, per Löwith, a pensare il mondo a partire dall'uomo. Il parricidio löwithiano (che lo stesso Löwith riconduce già allo scritto di abilitazione per l'insegnamento a  Marburgo nel 1927)  fu invece quello di cominciare a pensare l'uomo a partire dal mondo. E, si badi bene, dal mondo naturale.

Qui è il collante dei quattro saggi löwithiani che si incastrano l'uno con l'altro alla perfezione in questo volume dal titolo indicativo Il cosmo e le sfide della storia. Il cosmo innanzitutto. Per ritornare all'adagio kantiano, il cielo stellato sopra di me. Che oltre l'universo mentale greco, nella tesi di Löwith, sia la teologia cristiana e ancor più la scienza moderna hanno risolto a predicato della coscienza umana. Che lo stesso Heidegger, nella sua criptoteologia esistenzialistica e sulla lunga scia della metafisica della soggettività moderna ha risolto a predicato della coscienza dell'uomo.

Andiamo con ordine. Scrive Löwith nel primo dei saggi, Mondo e mondo umano, contenuti in questo libro: «A nessun pensatore greco è mai venuto in mente che l'indagine dell'essere e del mondo debba essere preceduta, per ragioni metodologiche, da un'analisi fondamentale dell'Esserci isolato e ripiegato su se stesso. Il cosmo greco si rapporta all'uomo solo in quanto anche il mondo degli esseri umani ordinato secondo giustizia rinvia all'ordine del cosmo nella sua grandezza e nella sua totalità».  Ricordiamo invece la conversione di Agostino con la sua epocale rivoluzione esistenziale e metodologica lì dove nel De vera religione (39, 72) scrive: «Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità. E se scoprirai mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso. Tendi là dove si accende la stessa luce della ragione». Si potrebbe obiettare che questa prospettiva di un mondo che diventa il predicato della psiche dell'uomo possa avere già un illustre precursore in Platone. Sennonché Löwith ci dice puntualizzando: «L'allontanarsi di Socrate dal mondo naturale e il suo volgersi alle questioni riguardanti la costituzione della polis e dell'anima umana non ha impedito a Platone, nel Timeo, di ideare di nuovo una cosmologia, senza la quale anche la sua Repubblica non sarebbe immaginabile, visto che il principio dell'ordine cosmico e quello dell'anima e della comunità umana è uno solo e sempre lo stesso. Anche il vivere in comune degli esseri umani in una polis non può attuarsi in modo ordinato se non è concepito in conformità col mondo». È un passo centrale del libro che, oltre a sottolineare ancora una volta l'originario del mondo sul mondo umano, si incrocia con il terzo saggio di questa quadrilogia löwithiana de Il cosmo e le sfide della storia. Perché appunto pensare l'uomo a partire dal cosmo e non viceversa ci dà il giusto intendimento di come oggi, nell'era dell'antropocene, dobbiamo regolarci nei nostri rapporti con il mondo.

La tecnica e il progresso. Due temi cari e analizzati con perspicacia da Heidegger e dai suoi epigoni del Novecento e del terzo millennio ma, secondo Löwith, non a partire da una giusta impostazione metodologica perché ancora dipendente da una più critica generale visione ontologica. In ordine a ciò, insieme alla rivoluzione agostiniana, Löwith chiama in giudizio la posizione ancora più radicale della scienza moderna baconiana e della stessa filosofia cartesiana. Scrive infatti Löwith come: «Il concetto classico di teoria ha continuato a vivere nel concetto cristiano di contemplatio, con riguardo alla conoscenza di Dio e al primato di questa rispetto a tutte le attività e a tutte le forme di conoscenza pratica. Soltanto con Francesco Bacone e con il programma delle scienze naturali dell'età moderna, si è mutato il rapporto tradizionale tra teoria e prassi, fino a che in ultimo Marx ha tratto l'estrema conseguenza dal superamento hegeliano della speculazione filosofica, innalzando la prassi storico-sociale a metro di valutazione critica della teoria». E conclude Löwith: «La svalutazione della speculazione filosofica attuata da pragmatismo, filosofia della vita ed esistenzialismo non è che l'epilogo borghese di questo principio». Il principio della spiegazione del mondo a partire dal mondo umano. Questione che pone già appunto il problema drammatico de La fatalità del progresso come recita il titolo del terzo dei saggi löwithiani. Una volta, infatti, accettato il principio della spiegazione del mondo a partire dall'uomo, «ciò che Bacone ha immaginato è diventato quasi interamente realtà: accelerazione della fioritura delle piante, incremento delle dimensioni dei frutti e degli animali, allevamento di nuove specie, trasformazione di specie diversa l'una nell'altra, esperimenti condotti sugli animali mediante vivisezione e sostanze velenose, far morire e rianimare artificialmente». Una volta invertiti i rapporti fra mondo e mondo umano, insomma, sul principio teorico di una metafisica della soggettività (da Cartesio a Husserl, ma pure ad Heiddeger e Sartre), si innestano conseguenze pratiche inarrestabili e fatali. Scrive Lowith: «il mondo naturale si trasforma, da qualcosa che sta di fronte a noi, in un oggetto che si può manipolare mediante calcoli ed esperimenti in funzione dell'utilitas e della potentia». L'universo fisico cristiano-borghese viene denaturalizzato e depotenziato a una «fisica senza physis» in cui l'azione tecnica e sociale dell'uomo diventa un demiurgo legibus solutus dell'antropocene.

In ultima istanza, per percorrere fino in fondo le pagine di questo libro e dare pur anche in maniera stringata conto dei problemi e delle sfide concettuali e pratiche a cui ci mette di fronte, bisogna puntualizzare su due questioni. Certamente la filosofia di Löwith non si costituisce, come si potrebbe credere, in maniera antitetica alla scienza. Tutt'altro. Proprio la distanza da Heidegger fu scandita fin da subito, come ricorda Löwith al maestro ne La questione heideggeriana dell'essere, dall'aver «studiato contemporaneamente filosofia e biologia» e «avendo indagato il flusso protoplasmatico presente nei filamenti di un fiore e il movimento di alghe monocellulari e di infusori» fin da tempi del liceo, essendo rimasto colpito da «quale meraviglia di organizzazione vi sia nella vitalità di un organismo».

Il trinomio euristico di Löwith si costituisce in realtà di filosofia, scienza e della stessa teologia. Certo non della teologia razionale propria di quanto egli stesso stigmatizza come il frutto del processo secolare dell'ellenizzazione del cristianesimo. Ma di quella teologia che proprio non voglia ignorare i frutti più aggiornati delle scienze della natura. Con il che si arriva al quarto dei saggi (il secondo in ordine di disposizione nel libro) che finisce con il completare questa quadrilogia de Il cosmo e le sfide della storia. È uno scritto dettato dal profondo confronto che Löwith ebbe con la teologia di Teilhard de Chardin e che prende appunto il titolo de Teilhard de ChardinEvoluzione, progresso ed escatologia. Approfondito e ricchissimo, lo scritto insiste proprio sul trinomio euristico filosofia-scienza-teologia e Löwith procede lungo le vie del teologo gesuita sottolineando come questi non ebbe «nessuna difficoltà nel conciliare la sua fede con lo spirito delle moderne scienze naturali orientate verso il progresso. Al contrario, gli sembrava necessario raccordare l'universale comandamento dell'amore di Dio e del prossimo con quanto oggi sappiamo circa la costituzione dell'universo e la tendenza della storia del mondo a livello planetario». In questo senso l'opera e gli scritti di due altri gesuiti, l'astronomo padre George Coyne, direttore della Specola Vaticana dal 1978 al 2003, e lo stesso Papa Francesco, con la sua Enciclica Laudato si' (2015), sembrano non eludere le questioni di fronte alle «implicazioni dell’evoluzione per la semantica della fede» (Coyne).

Filosofia, scienza, teologia. Uscendo dalla lettura di questi scritti di Lowith certamente si esce con un quadro aggiornato dei problemi e delle sfide che oggi sono di fronte a filosofi, scienziati e teologi che abbiano oggi a cuore il destino del mondo umano e che di  umano niente reputino alieno a se stessi. A partire naturalmente, sia detto proprio nello spirito della filosofia löwithiana, da quel mondo della natura che Plinio - ci ricorda lo stesso Löwith - dipingeva come: «sacro, eterno, sconfinato, tutto intero nel tutto, o, meglio, coincidente con il tutto, infinito e apparentemente finito, determinato in ogni cosa e apparentemente indeterminato, capace di abbracciare in sé tutte le cose, dentro e fuori, ed insieme una produzione della natura e la natura stessa». Lontano, lo si dica, tanto dal disinteresse della coscienza comune quanto dal disprezzo di una più ricercata e artificiosa coscienza postmoderna che avrà giustificato le parole profetiche di un frammento risalente al I o al II secolo in cui si legge: «Un giorno il cosmo, venuto a noia agli uomini, non sarà più ammirato né ritenuto degno di essere venerato. Questo bene sommo nella sua totalità, la cosa migliore che sia mai esistita, che esista e che mai potrà essere vista, verrà a trovarsi in pericolo. Diventerà un peso dell'uomo e sarà disprezzato. Così questo cosmo nella sua interezza non sarà più amato, quest'opera meravigliosa, questa gloriosa costruzione, questo uno, unico, variamente formato che può essere scorto, lodato e amato, da coloro che vedono».

Ecco: per rimanere fra coloro che vedono e che, nel mondo, legittimamente possono ancora essere ascritti all'anagrafe del mondo degli uomini, perché uomini del mondo, la lettura di queste pagine di Löwith rappresenta un più generale ristoro della filosofia. Quel ristoro che l'uomo de «il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me» aveva cercato il più alto con la riunione dei due mondi della natura e della coscienza nella Critica della facoltà di giudizio e che Löwith ci invita a concepire, in quello che può suonare come il suo un lascito ad oggi nel cinquantesimo anniversario dalla morte,  come  «la natura - intorno a noi e in noi stessi».

Il nome di Karl Löwith è spesso associato ai suoi lavori di storia della filosofia e alla sua attività di "scepsi storiografica"  (segue)

Sezioni del sito

O. Franceschelli - Intervista su Karl Löwith

Karl Löwith - Treccani.it

Karl Löwith - New School Philosophy

Karl Löwith, Storia e natura. Scritti su idealismo e sinistra hegeliana, a cura di Flavio Orecchio, Castelvecchi, Roma, 2023.

Karl Löwith, Il cosmo e le sfide della storia, a cura di O. Franceschelli, Donzelli Editore, Roma, 2023.

S. Griffioen, Contesting modernity in the German secularization debat: Karl Löwith, Hans Blumenberg and Carl Schmitt in polemical contexts, Brill, Leiden, 2022.

Donaggio E., Karl Löwith: eine philosophische Biographie, tr. ted. di A. Staude con la collaborazione di M. Rottman, J.B. Metzler, Berlin, 2021.

Seconda edizione

Liebsch B., Verzeitlichte Welt: Zehn Studien zur Aktualität der Philosophie Karl Löwiths, J.B. Metzler, Berlin 2020.

Nuova edizione

Löwith K., Dio, uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche, a cura di O. Franceschelli, Donzelli, Roma, 2018.

Karl Löwith, Sul senso della storia, a cura di M. Bruni, Mimesis, 2017.

Heidegger M., Löwith K., Carteggio 1919-1973: Martin Heidegger e Karl Löwith, edizione critica di A. Denker, a cura di G. Tidona, ETS, Pisa, 2017.

Fazio G., Il tempo della secolarizzazione. Karl Löwith e la modernità, Mimesis, Milano-Udine, 2015.

A. Tagliapietra, M. Bruni (a cura di), Le Rovine, ossia meditazione sulle rivoluzioni degli imperi, traduzione di M. Bruni, Mimesis, 2016.

Premio Nazionale Filosofia Frascati - 2016

Società Natura Storia. Studi in onore di Lorenzo Calabi, a cura di A. Civello, Edizioni ETS, 2016.

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